domenica 29 novembre 2009

E diciamocelo

C'ho 'sto post in testa da un po' di tempo che ha a che fare pure con il commento di Scilt al post qui sotto.
E se riesco a mantenere la soglia dell'attenzione per più di 12 secondi [cosa in questo periodo praticamente impossibile] potrei metterlo su presto.

Ne frattempo mi bullo un po':

guardate che mi è arrivato con la posta ieri mentre ero occupato a scontrinare digitali terrestri!






 


[se non fosse chiaro, ora quella tavola è appesa sul pilastro accanto al telefono. Ah, e lì, ironia della sorte c'è un pacco di segnale wi-fi...]

giovedì 5 novembre 2009

Ognuno ha [già] la sua croce

Io per tutto il mio quinquennio di scuole superiori, ogni anno, il primo giorno di scuola, la prima cosa che ho fatto è stata staccare il crocefisso dal muro e metterlo nel cassetto della cattedra. E nessuno se ne è mai lamentato [la maggior parte delle persono non se ne sono nemmeno accorte, credo]. Una volta è stato sostituito da una foto di FreddieMercury [in occasione della sua morte], altre volte il muro è rimasto vuoto, altre il crocefisso dopo un po’ è tornato [magari sottosopra]. Ma nessuno ne ha mai fatto un caso nazionale.


Perché io lo staccavo? Semplice: perché mi offendeva. E mi offendeva non tanto in quanto simbolo religioso o di una antica tradizione. Mi offendeva perché imposto. Mi avrebbe offeso allo stesso modo una foto del PiccoloPadre o del PresidenteDellaRepubblica.
Per come la vedevo [e la vedo] io, in un posto in cui, tra le altre cose, si formano le coscienze di giovani individui non dovrebbero essere imposti simboli di nessuna ideologia. Nessuna. Io quello lo chiamo giocare sporco.


Se poi una collettiviità [in questo caso la classe] decide di comune accordo di mettere sul muro il simbolo che preferisce, o nessuno, dovrebbe essere libera di farlo senza che nessun altro si permetta di interferire.


Amen.