mercoledì 28 aprile 2010

Non lo so...


Dice MassimoGramellini:

Un signore anziano dall’aria mite viene trascinato in auto da uomini col passamontagna sul viso, mentre sull’altro lato della strada centinaia di persone piangono, si disperano, urlano il suo nome.


Sembra l’incubo kafkiano di ogni persona perbene. Invece è il dramma di Reggio Calabria, parte dello Stato italiano da 150 anni, dove la gente blocca il traffico per applaudire il padrino della ’ndrangheta Giovanni Tegano invece della polizia che lo ha appena arrestato.



Le foto di quella folla sono un trattato di sociologia. Bulli addobbati come Corona, con le braccia tatuate e gli occhiali da sole rovesciati. Bambini inerpicati sulle spalle dei padri, affinché possano godersi meglio lo spettacolo. E donne di ogni genere che strillano ai poliziotti: «Così traumatizzate i ragazzi!», quasi che il trauma sia la cattura del boss, non i suoi delitti. Poi dalle retrovie si solleva un urlo solitario, ripetuto ossessivamente come uno spot: «Tegano uomo di pace!». Dicono sia sua cognata. Nessuno si erge a zittirla e meno che mai a contestarla. E’ evidente che le sue parole sono condivise in quel contesto dove lo Stato è un ospite impiccione che ogni tanto si fa bello con qualche arresto, ma non incide nella vita di ogni giorno. Non dà lavoro a tuo figlio - l’uomo di pace sì.



Non ti trova un posto in ospedale - l’uomo di pace sì. Non punisce chi ti ha offeso - l’uomo di pace sì. Adesso che lo hanno tolto di mezzo, chi garantirà la pace? Questa sembra essere l’unica preoccupazione di quella folla. Questo è ciò che ce la rende così lontana. Straniera.



Io, di mio, continuo a non capire tutto questo scalpore.
Voglio dire, voi che fareste se il vostro nemico venisse e si portasse via il vostro Capo?
Quelli sono mafiosi [‘Ndranghetani, nella fattispecie], hanno deciso da che parte stanno e ci stanno.
Siamo noi / siete voi / sono altri a non aver probabilmente capito come stanno le cose.
A sentire certi discorsi pare quasi che il mondo sia diviso tra bene e male e il cosiddetto bene possa essere diffuso per contagio.

Vai a sapere...


Dice che hanno trovato l'ArcadiNoè



Ma magari è solo la roulotte di GianniMorandi

Vave', rimettiamo mano a 'sto coso...

Che in finale, invece di mettere contenuti originali di tantovale che li metta qui.
O anche qui...

E mi sa che lo torno a essere il luogo di spensierato cazzeggio e avvelenata invettiva che era inteso essere quando nacque [che mi pare che avesse infatti un sottititolo che recitava tipo figlio dell'Invettiva e del motto di spirito, tipo]

Quindi nulla di programmato, ma quello che viene come viene quando viene. Con magari 45 post[s] in un giorno e mezzi mesi di pausa.

Per ora un paio di cose giusto pronte per andare in stampa on line affanculo...

martedì 13 aprile 2010

Validi motivi per donare il sangue

[io l’ho appena fatto]



  1. Vi fanno le analisi gratis.


  2. Vi offrono la colazione  [al Policlinico meno abbondante che altrove, ho saputo].


  3. Rischiate di salvare una vita [anche se se che per alcuni questo conta poco].


  4. Dopo vi sentite più leggeri.


  5. In teoria, se avete un lavoro, avete diritto a un’intera giornata di riposo straordinario.


  6. Il personale sanitario vi ringrazia invece di dirvi “era ora che ti facessi vedere!”.


  7. Sostenete un’ottima causa senza tirare fuori un soldo.


  8. È la forma di volontariato base. Dare soldi a Emergency, MediciSenzaFrontiere, UnPontePerWherever e poi non donare il sangue è un po’ un controsenso, ain’t it?


  9. Altro [riempi lo spazio] ________________________________________


  10. Se non pesate meno di 50 kili, siete in stato interessante o avete altre valide controindicazioni, non avete un motivo valido per non farlo.



E non ve ne uscite con “io non posso, che mi faccio le canne…”. Sospendere il vizio per un po’ [se non ci riuscite non è vizio, è dipendenza. E le dipendenze non sono mai una bella cosa] vi farà solo che bene. Magari non ogni 4 mesi [6 se femmine in età fertile], ma almeno una volta ogni 1-2 anni. Anche per dimostrate a voi stessi che avete un vizio e non una dipendenza.